Graph Database: cosa sono e quali problemi risolvono
18 Agosto 2025

Immaginate di trovarvi in una grande città antica. Le strade si intrecciano, le piazze si collegano ai mercati, le abitazioni si affacciano su vicoli stretti. Ogni elemento urbano è connesso all’altro in un fitto reticolo di relazioni. Ora, provate a rappresentare tutto questo su carta: non una lista, non una tabella, ma una mappa. Ecco, in un certo senso, avete appena costruito un graph. Nel vasto panorama della scienza dei dati e dell’informatica moderna, i Graph Database rappresentano proprio questo: una mappa relazionale della realtà, dove i dati non sono semplicemente raccolti, ma sono soprattutto connessi. Ma che cos’è, esattamente, un Graph Database? Perché oggi rappresenta una delle innovazioni più rilevanti nell’ambito della gestione dei dati? E soprattutto: quali problemi risolve? Scopriamolo insieme.

Oltre le tabelle: un nuovo paradigma per i dati

Per comprendere a fondo la portata dei Graph Database, dobbiamo prima fare un piccolo passo indietro. Per decenni, il modello dominante nella gestione dei dati è stato quello relazionale, reso popolare da sistemi come MySQL, Oracle, PostgreSQL e simili. Questo modello organizza i dati in tabelle composte da righe e colonne, un approccio perfettamente adatto a molte applicazioni tradizionali: gestione contabile, inventari, transazioni.

Tuttavia, con l’avvento dell’era digitale e la crescente complessità delle relazioni tra informazioni, il modello relazionale ha cominciato a mostrare i suoi limiti. Il problema non sta tanto nella quantità di dati, ma nella complessità delle relazioni tra essi.

Pensiamo, ad esempio, a una rete sociale. Un utente è collegato ad altri utenti, pubblica contenuti, mette “mi piace” a post altrui, commenta, partecipa a gruppi. Ogni azione genera una relazione. Provare a rappresentare tutto ciò in tabelle relazionali richiede molteplici join (collegamenti tra tabelle), con un conseguente rallentamento delle performance e una crescente complessità gestionale.

Ecco che entrano in scena i Graph Database.

La struttura: nodi e archi, come in natura

I Graph Database si basano su una struttura estremamente intuitiva, mutuata dalla teoria dei grafi, un ramo della matematica nato nel XVIII secolo grazie a un certo Leonhard Euler, che cercava di risolvere il problema dei sette ponti di Königsberg. Una sfida apparentemente semplice, che aprì le porte a un’intera disciplina dedicata allo studio delle connessioni.

In un Graph Database, i dati vengono rappresentati come:

  • Nodi (nodes): ovvero entità, come persone, oggetti, concetti. Ogni nodo può contenere proprietà (ad esempio, il nome di una persona o la data di nascita);
  • Archi (edges): ovvero relazioni tra i nodi. Anche gli archi possono contenere proprietà, come la data di creazione del legame o la sua natura (amicizia, collaborazione, appartenenza, ecc.).

Questa struttura riflette il modo in cui naturalmente percepiamo il mondo: non come un elenco, ma come una rete di connessioni.

Una potenza nella gestione delle relazioni

Ma cosa rende davvero potenti i Graph Database? La risposta è nella natura stessa dei dati moderni, che sono sempre più interrelati.

In scenari come i seguenti, l’informazione non ha valore isolata, ma nel contesto delle sue connessioni:

  • reti sociali (Facebook, LinkedIn)
  • raccomandazioni personalizzate (Netflix, Amazon)
  • analisi delle frodi bancarie
  • motori di ricerca semantici
  • tracciamento delle supply chain
  • gestione delle infrastrutture (come la mappatura della rete elettrica o stradale)

A differenza dei database relazionali, dove ogni connessione richiede una complessa operazione di join tra tabelle, nei Graph Database le relazioni sono entità di primo livello: sono parte integrante del dato stesso. Questo significa che trovare tutte le connessioni di un nodo richiede un’operazione diretta, molto più veloce e scalabile.

Per esempio, scoprire tutti gli amici di un amico in un social network può diventare un’operazione istantanea anche in reti con milioni di nodi, grazie alla struttura del grafo.

Esempi concreti: dal cinema al crimine finanziario

Pensiamo a un esempio che molti conoscono: l’Internet Movie Database (IMDb). Al centro ci sono film, attori, registi, produttori, generi. Ogni elemento è connesso ad altri: un attore ha recitato in più film, un regista ha diretto diverse pellicole, un genere accomuna opere anche distanti tra loro.

Con un Graph Database, si può navigare questa rete in modo naturale: “Mostrami tutti gli attori che hanno lavorato con registi che hanno diretto film vincitori di Oscar negli ultimi dieci anni”. Un’interrogazione che, in un database relazionale, comporterebbe più tabelle, join, e rallentamenti. In un grafo, è una semplice camminata lungo i nodi.

Un altro esempio potente riguarda il rilevamento delle frodi finanziarie. Supponiamo che un gruppo di individui utilizzi una rete di conti correnti, aziende fittizie e transazioni incrociate per mascherare attività illecite. Un Graph Database può identificare schemi ricorrenti e percorsi sospetti, persino quando le relazioni sono indirette o apparentemente innocue.

Il linguaggio della conoscenza

Così come i database relazionali usano il linguaggio SQL per interrogare i dati, anche i Graph Database hanno i loro strumenti. Il più noto è Cypher, adottato ad esempio da Neo4j, uno dei database a grafo più diffusi.

Quali problemi risolvono davvero?

I Graph Database risolvono principalmente tre grandi classi di problemi:

  • scalabilità nelle relazioni (in contesti dove i dati sono fortemente connessi, le prestazioni dei database tradizionali crollano. I Graph Database mantengono alta l’efficienza anche su larga scala);
  • analisi di pattern complessi (riconoscere schemi, percorsi, connessioni indirette – soprattutto in tempo reale – diventa possibile e naturale);
  • flessibilità del modello dati (i grafi sono dinamici. Si possono aggiungere nuovi tipi di nodi e relazioni senza stravolgere la struttura esistente, adattandosi perfettamente a contesti in continua evoluzione).

Limitazioni

Naturalmente, i Graph Database non sono la soluzione universale. Non sono progettati per gestire grandi volumi di dati *non connessi*, come registri contabili, transazioni isolate, o archiviazione documentale. Inoltre, richiedono un diverso approccio concettuale nella progettazione del modello dati.

Tuttavia, nei contesti giusti, rappresentano uno strumento insostituibile.

Uno sguardo al futuro

Viviamo in un’epoca in cui tutto è connesso: dalle persone agli oggetti, dalle informazioni ai processi decisionali. La capacità di comprendere e analizzare queste connessioni non è più un lusso, ma una necessità.

I Graph Database sono gli esploratori di questo nuovo mondo interrelato, tracciando mappe sempre più complesse e dettagliate della realtà che ci circonda. E proprio come gli antichi cartografi aprivano nuovi orizzonti con le loro mappe, oggi questi sistemi aprono nuove vie alla conoscenza, all’efficienza e all’innovazione.

Conclusioni

Se la conoscenza è potere, allora comprendere le relazioni tra le informazioni è ciò che ci permette di usarlo con intelligenza. I Graph Database non sono solo uno strumento tecnologico: sono una metafora potente di come funziona il mondo — complesso, connesso, dinamico. E nella mappa di questo mondo digitale, loro sono la bussola più precisa che abbiamo. D’altronde, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things e l’analisi predittiva stanno ridefinendo i confini della conoscenza, la capacità di gestire efficacemente le relazioni tra i dati assume un ruolo cruciale. I Graph Database si collocano quindi esattamente in questo crocevia: non solo archiviano informazioni, ma le contestualizzano, dando significato ai collegamenti e permettendo inferenze più profonde. Man mano che le tecnologie evolvono, crescerà anche l’importanza di strumenti capaci di interpretare la complessità. E proprio come una rete neurale biologica, un grafo ben progettato non è solo una struttura tecnica: è una forma di pensiero, organizzata, elegante e sorprendentemente naturale, progettata per rispondere alla complessità crescente dei dati, delle relazioni e delle dinamiche digitali moderne.

Credits: ridofranz/DepositPhotos.com

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